DECRETO DIGNITÀ: è stato approvato dopo decine di anni il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby.
È il primo decreto dopo tanti anni che mette al centro il cittadino, mette al centro gli imprenditori e i precari, giovani e meno giovani.
L’attività parlamentare è servita a potenziare ulteriormente il DL Dignità approvato senza l’apposizione del voto di fiducia. Un provvedimento che ha come obiettivo principale quello di rilanciare l’economia, attraverso il lavoro stabile.
Nel 2017 la gran parte dei nuovi contratti (l’84%) erano a termine. Percentuale che evidentemente ricomprende la maggior parte di abusi che creano precariato, una piaga per la nostra economia, mascherato da flessibilità. Contrastare il precariato significa dare sicurezza, aiutare le persone a formare una famiglia e poter acquistare tutti quei beni e servizi che, purtroppo, un lavoratore precario non può permettersi, rilanciando consumi interni e facilitando un progetto di vita familiare a lungo termine. Una società di questo tipo è la condizione ideale per fare impresa. È un’illusione, e questi ultimi anni lo hanno dimostrato, ritenere che il precariato sia un vantaggio per imprese e il sistema produttivo. L’obiettivo è quindi aggredire la precarietà e innescare meccanismi di incentivi che favoriscano lavoro qualificato, stabile e investimenti da parte delle imprese in capitale umano. Il terrorismo psicologico non basato su dati scientifici è inaccettabile. Sul punto infatti ricordiamo la stima fatta dalla Ragioneria dello Stato che in relazione agli sgravi previsti per assumere giovani under35 con contratto a tempo indeterminato, ha previsto ben 62.400 posti di lavoro in più da qui fino al 2020.
Ad ogni modo, vogliamo intervenire sugli incentivi per i contratti a tempo indeterminato e sul costo del lavoro anche nella prossima legge di bilancio. La conseguenza più logica sarà quella di favorire le assunzioni a tempo indeterminato, che diventeranno sempre più convenienti.
È falso che i vincoli al contratto a termine scoraggiano gli investimenti: gli investimenti dipendono da altri motivi, in particolare dai consumi e dalla domanda interna. L’obiettivo è rendere le assunzioni a tempo indeterminato il contratto più vantaggioso.
Nel decreto abbiamo previsto maggiori tutele per i lavoratori in somministrazione, cioè che hanno contratti con agenzie interinali. Abbiamo allargato anche in favore di quest’ultimi parte delle norme che saranno applicabili ai contratti a tempo determinato.
Abbiamo introdotto limiti al lavoro a tempo determinato in somministrazione. La normativa precedente non prevedeva limiti per questo tipo di contratti, che non venivano nemmeno conteggiati insieme al 20% dei contratti a termine che può fare una impresa. Con il Dl dignità sia i contratti a tempo determinato che quelli in somministrazione a tempo determinato non potranno superare il 30%.
Inoltre, siamo anche intervenuti sulla somministrazione fraudolenta che era stata depotenziata dal Jobs Act ed escluso lo stop&go, ovvero, i periodi di fermo che deve trascorrere tra un contratto a tempo determinato ed un altro.
Inoltre, i contratti a tempo determinato già esistenti, se vengono rinnovati, seguono le vecchie norme e si adeguano al Decreto Dignità dal 31 ottobre.
Per quanto riguarda invece i PrestO (introdotti in sostituzione dei voucher per evitare il referendum), abbiamo introdotto i correttivi necessari, impedendo gli abusi.
Nel decreto abbiamo anche messo un limite alle delocalizzazioni selvagge: quando si lascia campo libero alle multinazionali di poter venire nel nostro Paese, comprare le aziende a saldo con incentivi statali e poi spostare tutta la produzione all’estero, depredando proprio questo tesoro di conoscenze e competenze, non si sta facendo un buon servizio agli imprenditori italiani. La stretta alle delocalizzazioni selvagge è una protezione per gli imprenditori onesti e una dura sanzione per i “prenditori” che fanno concorrenza sleale.
Forse gli attacchi feroci di Confindustria sono motivati dallo stop alla pubblicità e sponsorizzazioni del gioco d’azzardo. La dipendenza da questo fenomeno si chiamerà disturbo da gioco d’azzardo e non la solita truffa semantica, “ludopatia” dato che giocare non è una malattia. E’ previsto l’obbligo di tessera sanitaria per azzardare con slot e Videolottery. Tutti i negozi che rifiutano le slot macchine o l’azzardo avranno il logo “no slot”. Abbiamo eliminato calcoli truffaldini sulle possibilità di vincite legate al gratta e vinci. Ci sono ormai troppe famiglie distrutte a causa del gioco d’azzardo. Tra slot online, slot sotto casa, la truffa semantica del gratta e vinci i miliardi che vanno nelle casse di queste società anziché nelle tasche di commercianti e artigiani sono diventati davvero troppi. Secondo una ricerca della Caritas di Roma i primi contatti con il gioco d’azzardo (soprattutto tra gli adolescenti) arrivano per l’80% dalla pubblicità in tv e per il 60% da quella su Internet.
Qualsiasi forma di pubblicità al gioco d’azzardo in Italia è morta e sepolta, esattamente come è stato fatto per le sigarette. Questa norma, oltre alla dignità, decreta anche civiltà. Potremo dirci orgogliosi di essere il primo Paese europeo a fare questa scelta di campo pionieristica.
Infine, abbiamo eliminato quelle misure per agevolare imprese e cittadini, spesso vittime di una serie di vincoli e pratiche burocratiche, come il redditometro, lo spesometro e lo split payment, che portano via tempo e li distraggono dalla loro attività.
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