Il risultato del 4 Marzo, al di là di ogni interpretazione di parte, ha evidenziato tre aspetti fondamentali. Innanzitutto il risultato elettorale conferma che gli italiani vogliono un governo che rappresenti la volontà popolare e abbia bocciato governissimi e governi tecnici
Poi, è altrettanto evidente che non vogliano un Governo che galleggi ma un esecutivo che si impegni in un cambiamento radicale rispetto alle politiche degli ultimi anni.
Infine, non meno importante, non sono interessati ai giochi di palazzo e al valzer di poltrone ma alla soluzione dei loro problemi quotidiani che attendono da decenni una risposta e che spesso nel passato recente si sono aggravati.
Forti di questo risultato, abbiamo imposto un metodo coerente, avviando interlocuzioni con tutti senza alcuna esclusione, dando finalmente seguito a quanto prevede la nostra Carta Costituzionale: la separazione del potere legislativo da quello esecutivo, “sganciando” le votazioni dei Presidenti di Camera e Senato dalla formazione del Governo.
Il centro destra per quanto si sforzi di apparire coeso è in realtà una coalizione che si è presentata agli italiani con 4 candidati Presidente del Consiglio e programmi differenti. La loro disaggregazione è divenuta ancor più evidente proprio durante le votazioni della seconda e della terza carica dello Stato e rimarcata proprio in occasione delle consultazioni presso il Quirinale dove ciascun leader di partito si è presentato singolarmente, sebbene il recente annuncio di presentarsi uniti al prossimo incontro con il Presidente della Repubblica.
Il Partito Democratico deve decidere se vuole dare una mano per risollevare l’Italia o fare l’aventino.
Il M5S, coerentemente a quanto detto in campagna elettorale, sente tutta la responsabilità di provare a dare un Governo al Paese.
Per questo non abbiamo escluso alcuna possibilità pur di dare soluzioni ai problemi degli Italiani attraverso l’attuazione di un programma preciso, concordato con le altre forze politiche anche nei tempi, nelle coperture economiche e nei modi, nell’interesse esclusivo dei cittadini.
Per questo abbiamo avanzato la proposta di un contratto di Governo alla tedesca: auspichiamo una interlocuzione che permetta di trovare con altri una convergenza sulle soluzioni dei temi maggiormente urgenti per gli italiani.
Nonostante siamo gli unici ad aver votato contro questa legge elettorale, creata ad arte per consegnare il Paese a questo caos, non ci sottraiamo al dialogo che la situazione delicata impone, anzi lo abbiamo sollecitato fortemente, che coinvolga le forze presenti in tutto l’arco parlamentare. Continuiamo a porre una unica richiesta: trattiamo esclusivamente sulle soluzioni presenti nei programmi elettorali, non sulle poltrone.
Speriamo che nei prossimi giorni, la riflessione che il Presidente della Repubblica ha auspicato riesca a far maturare nelle altre forze politiche il medesimo senso di responsabilità per scongiurare lo scenario di ritorno al voto, che non ci spaventa ma che certamente non è auspicabile per gli italiani giacché significherebbe ancora posticipare quelle soluzioni che attendiamo da 30 anni.
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